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Il web e i psicologi


Nella giungla del virtuale ci sono anche loro, i psicologi: coloro che si curano dell’anima, ovvero di quella psyché che secondo Platone sta a capo di tutto:

«Ebbene ψυχὴ dirige ogni cosa, tutte le realtà celesti, terrestri, marine, grazie ai suoi propri movimenti, i quali hanno un nome: volere, analizzare, avere cura, prender decisioni, giudicare bene e male, provar dolore e gioia, coraggio e paura, odio e amore, e tutti gli altri moti che possono essere assimilati a questi» […]

O almeno così ritiene chi si affida a loro per una terapia, spesso non breve, che diventa anche un pezzo di percorso esistenziale capace di elargire nuove prospettive e nuovi o migliori atteggiamenti.

Bene, ovviamente anche loro, i psicologi intendo, non si sottraggono alla ghiotta opportunità-vetrina che offre loro il web per convincere nuovi pazienti ad alzare il telefono e trovare così risposte giuste ai loro disagi.

E quindi cosa fanno? Tra una seduta e un’altra, magari, sbirciano, copiano, si lasciano suggestionare da foto “paoline” e poi si ritengono pronti per il loro “ingresso” nel mondo del codice binario con un sito tutto loro.

Almeno una buona percentuale di loro ritiene che non è necessario alzare il telefono, questa volta loro, per rivolgersi a chi di comunicazione ne sa più di loro. Esperti della comunicazione interpersonale e clinica, forse ritengono che in fondo non ci sia molta differenza.

E cosa troviamo dunque? Proviamo a digitare su google “psicologo a nomecittà” che preferite. Troverete siti autoprodotti con contenuti a volte imbarazzanti. Proviamo ad elencarli:

  1. fotografie di tramonti, faro sul mare, barca a vela, fiori dai mille colori, ecc. ecc. Cosa dovrebbero esattamente evocare?

  2. foto prese dagli stock on line di uomini o donne che a prima impressione scambi per il professionista in questione ma poi ti accorgi che la realtà è ben più dura (con il suo aspetto, intendo);

  3. registro linguistico inadeguato e prolisso (per esempio tra loro nella pagina del “chi sono” ho trovato persino un professionista che esordisce con un infelice “il sottoscritto… ecc. ecc.” come se dovesse redigere una denuncia ai carabinieri.

  4. Chi si è lanciato con un blog, per poi abbandonarlo forse subito perché non ci potremmo spiegare altrimenti le decine di richieste di aiuto che compaiono in home senza alcuna risposta.

E se ciascuno di noi si mettesse allo specchio e si parlasse?

Risparmiando la spesa dell’analista, vuoi vedere che funziona lo stesso?

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